Non è possibile girarsi dall’altra parte quando si vive in uno dei Paesi con la più alta età media del mondo e quasi un quarto della popolazione con più di 65 anni

16 Marzo 2018

La solitudine degli anziani affiora in questi giorni dalle cronache nere. Uxoricida per amore e per pena sembra essere il signore di Torino che, scopertosi gravemente ammalato e non potendo più accudire la moglie dipendente da lui, le ha sparato prima di suicidarsi. E altre storie, tragicamente analoghe, si raccontano, fra le quali quella dell’anziano recentemente graziato dal presidente Mattarella, dopo la condanna a 14 anni di carcere per aver soffocato la moglie, sofferente per una grave demenza.
Dietro tanta disperazione c’è una quotidianità fatta di vecchi abbandonati in ospedale oppure resistenti nelle loro case pur di non abbandonare la sicurezza dei loro affetti domestici.

Proviamo tutti a rimuovere i problemi di un welfare che non funziona e funzionerà sempre meno. Ma non è possibile girarsi semplicemente dall’altra parte, quando si vive in uno dei Paesi con la più alta età media del mondo e quasi un quarto della popolazione con più di 65 anni. In molte regioni italiane le RSA scarseggiano e, anche laddove così non è, gli anziani e le famiglie ritardano il più possibile l’accesso in queste strutture, in parte per i costi, in parte per la tristezza che emanano. L’assistenza a domicilio, che vuole anche dire mandare ogni tanto un infermiere o un medico ma non solo, è un termine abusato quanto irreale, si sta vicini e si assiste in tanti modi non solo curando le malattie del corpo, e la vecchiaia non è solo un insieme di disturbi di vari organi.
Anche la famiglia, una volta caposaldo dell’assistenza, da tempo è spesso venuta meno, cambiati i valori e le priorità sociali, e chi non lo crede faccia un giro in ospedale durante i periodi prefestivi o festivi, quando in pochi si preoccupano del Natale da trascorrere assieme e molti invece delle vacanze che rischiano di saltare per via del congiunto che dovrà essere dimesso.
Si tratta di ripensare una questione sociale e culturale che non può essere elusa con comode rimozioni, per farlo bisogna cominciare a parlarne e a guardare in faccia la realtà.

[Corriere della Sera - pag. 24]