L'ossigenoterapia consiste nella somministrazione di una quantità supplementare di ossigeno, a scopo terapeutico. L'ossigenoterapia è efficace e sicura, leggi il nostro decalogo per un corretto utilizzo.
Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/salute/ossigenoterapia.htm

1. Patologia

L’insufficienza respiratoria è una condizione caratterizzata da bassi valori di ossigeno nel sangue arterioso o ipossiemia (pO2 < 55-60 mmHg) durante la respirazione in aria ambiente accompagnata o meno da elevati valori di anidride carbonica o ipercapnia (pCO2 > 45 mmHg). La diagnosi di insufficienza respiratoria si fa con l’emogasanalisi arteriosa ossia con un prelievo di sangue da una arteria di solito quella del polso e la misurazione della concentrazione di ossigeno e anidride arteriosa sul sangue prelevato con il paziente a riposo da almeno 30 minuti. Il pulsossimetro, il sensore  che si applica al dito del paziente non è sufficiente per la diagnosi perché la saturazione ossiemoglobinica misurata è indicativa della concentrazione di ossigeno del sangue ma non dà alcuna indicazione sul contenuto di anidride carbonica. La mancanza di respiro non è un indice affidabile di insufficienza respiratoria: ci sono pazienti che hanno il fiato molto corto e non hanno bisogno di O2 e pazienti che hanno un respiro regolare e hanno carenza di ossigeno nel sangue arterioso.

2. Terapia e suo significato

La terapia dell’insufficienza respiratoria è l’ossigenoterapia che consiste nel somministrare una quantità supplementare di  ossigeno attraverso cannule nasali o maschere facciali  in modo da riportare il contenuto di O2 nel sangue arterioso a valori nei limiti di norma. L’ossigenoterapia  può essere applicata sia in situazioni di acuzie per il periodo necessario a superare l’evento acuto come durante un ricovero (insufficienza respiratoria acuta) sia a lungo termine quando esiste una grave ipossiemia cronica  persistente secondaria a patologie quali la bronchite cronica, la fibrosi polmonare idiopatica, le malattie neuromuscolari, l’ipertensione polmonare severa, ecc (insufficienza respiratoria cronica).  In questo caso si parla di ossigeno terapia a lungo termine (OTLT). Una volta stabilito che il paziente è ipossiemico con una emogasanalisi eseguita a riposo in aria ambiente, è necessario stabilire  qual è il flusso di ossigeno da prescrivere. A tale scopo  si pone il paziente in O2 terapia partendo dal flusso di 1L/min e quindi si aumenta di 1L/min ogni 20 minuti fino al flusso che consente di ottenere una saturazione ossiemoglobinica > 90% al pulsossimetro. A questo punto si  esegue una emogasanalisi per verificare che sia stata raggiunta  una pO2 > 60 mmHg. Il fabbisogno di O2 durante il sonno e durante l’attività fisica  è generalmente maggiore rispetto a quello diurno a riposo. La saturimetria notturna con pulsossimetro e il test del cammino consentono al medico di stabilire quale sia il corretto flusso di O2 da prescrivere in queste due condizioni. Ci sono pazienti che hanno scambi respiratori nella norma a riposo e sono  ipossiemici solo durante il sonno e lo sforzo; in questo caso si parla di insufficienza respiratoria latente e in regione Lombardia è riconosciuta anche la prescrizione di solo O2 notturna e da sforzo. L’ossigenoterapia diminuisce la sensazione di mancanza di respiro e la tolleranza allo sforzo e aumenta la speranza di vita nei pazienti affetti da bronchite cronica.

3. Come assumerla

Esistono tre modalità di erogazione dell’ossigenoterapia

Ossigeno  gassoso compresso in bombole ad alta pressione, generalmente utilizzato dai pazienti che    necessitano di un trattamento  domiciliare a breve termine; le bombole sono pesanti e il contenuto viene consumato rapidamente;

Ossigeno liquido che è al momento il più utilizzato, è contenuto in una unità base che si tiene in casa e una unità portatile di piccole dimensioni , il cosiddetto stroller,  facilmente trasportabile a spalla o su un apposito carellino, che si carica collegandolo all’unità base e che consente di effettuare ossigenoterapia quando si lascia la propria abitazione. Frequenti riempimenti del portatile determinano perdite di O2 e diminuiscono la durata complessiva dell’unità base, quindi si consiglia di caricare il portatile  immediatamente prima di farne uso  e utilizzarlo fino a completo esaurimento dell’O2 in esso contenuto.

Vantaggi

È possibile conservare grandi quantità di O2 in volumi relativamente piccoli: 1 L di O2 liquido corrisponde a 870 L di O2 gassoso assicurando al paziente grande autonomia

L’unità portatile facilita al paziente la deambulazione e gli permette di allontanarsi dal proprio domicilio pur continuando ad effettuare la terapia

Svantaggi

Autonomia limitata, lo stroller può erogare ossigeno per un numero limitato di ore che dipende dal flusso di O2 utilizzato;

Concentratore di ossigeno, produce l’ossigeno necessario al paziente per la terapia ricavandolo dall’aria ambiente. Poiché l’ossigeno viene utilizzato solo in fase inspiratoria vi è un certo grado di spreco nella somministrazione di O2 in continuo. I concentratori sono in grado di erogare O2 anche a  intermittenza ovvero solo durante la fase inspiratoria (modalità pulsata).

Esistono 3 tipologie di concentratore

Fisso funziona alimentato a corrente elettrica ed eroga un flusso continuo, viene utilizzato per i pazienti in ossigenoterapia solo notturna o nei pazienti allettati

Trasportabile dotato di un carrello può funzionare sia a corrente elettrica che a batteria, eroga sia a modalità continua che pulsata sincronizzata con la respirazione del paziente

Portatile funziona unicamente a batteria, molto leggero facilmente trasportabile a spalla o su un apposito carellino, eroga solo in modalità pulsata, viene utilizzato per i pazienti che si allontanano frequentemente e per lunghi periodi da casa e per i paziente in attiva riabilitazione respiratoria e motoria.

Vantaggi

È economico

Non necessita di periodici  rifornimenti come l’ossigeno liquido

Svantaggi

Possono essere rumorosi soprattutto quelli fissi anche se recentemente la rumorosità e l vibrazioni sono state notevolmente ridotte

Erogano O2 a concentrazioni più basse rispetto alle sorgenti di O2 liquido soprattutto a flussi elevati per cui i migliori risultati con questi apparecchi si ottengono per flussi < = a 4 L/min mentre è preferibile l’ossigeno liquido per flussi > 4 L/min

Necessitano di frequente manutenzione e cambio  filtri (ogni 30-60 giorni )

Comportano una spesa per l’energia elettrica

 

4. Prescrizione

L’ossigeno è un farmaco e come tale deve essere prescritto dal medico.

L’ossigeno gassoso può essere prescritto anche del medico di medicina generale su ricettario SSN.

L’ossigeno liquido viene prescritto  attraverso apposita scheda regionale dallo specialista pneumologo. Nella prescrizione medica è riportata la posologia espressa in litri al minuto e viene precisato il flusso di O2  a riposo, durante il sonno notturno e sotto sforzo ed il numero di ore al giorno in cui deve essere effettuata l’ossigenoterapia. Il piano terapeutico  verrà consegnato dal paziente  all’ASL o alla farmacia territoriale  che attiverà la consegna dell’ossigeno direttamente al domicilio del paziente attraverso la ditta convenzionata. La prescrizione di ossigeno liquido deve essere  rinnovata annualmente dallo specialista.

Il concentratore viene prescritto dallo specialista pneumologo attraverso piano terapeutico elettronico on-line. Per la prescrizione del concentratore è necessario il riconoscimento dell’invalidità civile. Non è possibile la prescrizione contemporanea di ossigeno liquido e concentratore.

5. Effetti collaterali-gestione

Il paziente deve attenersi scrupolosamente ai flussi di O2  prescritti dal medico infatti un eccesso di O2 può causare un aumento della CO2 nel sangue soprattutto nei pazienti già ipercapnici provocando sonnolenza e difficoltà a stare svegli fino al coma nei casi più gravi. Un eccesso di O2 durante il sonno può causare mal di testa al risveglio.

Una scarsa erogazione di ossigeno può provocare invece un senso di affaticamento generale.

L’ossigeno terapia  può determinare secchezza delle mucose nasali e formazioni di croste e talora anche epistassi. In questi casi può essere utile  utilizzare localmente  spray nasali o  gel  idratanti o  aggiungere un  umidificatore all’erogatore di O2.

E’ importante sapere che l’ossigeno non si può immagazzinare e il suo effetto cessa non appena lo si sospende pertanto deve essere usato in modo continuativo per garantire sempre un adeguato apporto di O2 agli organi nobili come il cuore e il cervello e a tutti gli altri organi.

6. Esami da controllare

Periodicamente il paziente deve sottoporsi a visita pneumologica ambulatoriale con emogasanalisi arteriosa con il flusso di O2 regolarmente utilizzato a riposo a domicilio in modo tale da verificare l’appropriatezza della prescrizione,  adeguarla se necessario o sospenderla se non sussistono più i criteri di prescrivibilità, verificare la sospensione dell’abitudine al fumo  attraverso la misurazione della carbossiemoglobina all’emogasanalisi o la  scarsa aderenza all’ossigenoterapia nonché il rinnovo delle prescrizioni.

7. Quando contattare il medico di base e quando il centro di riferimento?

Rivolgersi al medico curante in caso di peggioramento della mancanza di respiro e comparsa di  tosse produttiva o febbre indicativi di bronchite acuta.

Rivolgersi al centro di riferimento in caso di peggioramento della mancanza di respiro associati a colorazione bluastra della cute, delle labbra o delle unghie nonostante una ossigenoterapia ben condotta, in caso di stato confusionale o sonnolenza.

8. Avvertenze

L’ossigeno si comporta come un comburente cioè facilita e accelera la combustione delle sostanze infiammabili, pertanto per prevenire il rischio di incendio, è indispensabile NON FUMARE e non permettere a nessuno di fumare nella stanza ove si effettua ossigenoterapia, NON utilizzare le  apparecchiature vicino a fiamme libere (fiammiferi, fornelli e stufe a gasa, caminetti, ecc) e mantenere  l’apparecchiatura distante almeno 2 metri dalle fonti di calore.

Non bisogna riporre l’apparecchio negli armadi o in ambienti angusti, non coprirlo e mantenerli in posizione verticale.

Non toccare le superfici dell’apparecchio se  visibilmente fredde o ricoperte di brina per evitare USTIONI da FREDDO

Non versare liquidi sui concentratori che funzionano a energia elettrica o a batteria.

Il paziente in O2 terapia può viaggiare, l’importante è pianificare il viaggio con sufficiente anticipo per poter contattare la compagnia aerea, di navigazione o ferroviaria per ottenere l’autorizzazione all’utilizzo dell’O2 durante il viaggio, avvisare la ditta erogatrice perché consegni l’unità base nel luogo di villeggiatura, ottenere le eventuali prescrizioni e certificazioni richieste.

9. Bibliografia

Position Paper AIPO “Ossigenoterapia a lungo termine – Stato dell’arte dal 2004 ad oggi”. 2018

10. Contatti

Segreteria del Reparto di Pneumologia (tel. 0285994506) e Segreteria dell’Ambulatorio  di Pneumologia (tel. 0285994156), dalle ore 14:00 alle 16:00, dal lunedi al venerdi

e-mail: pneumologiasg@multimedica.it