Si vogliono raddoppiare le terapie intensive e le pneumologie ma non è così semplice e immediato

06 Marzo 2020

Nessuno ha la sfera di cristallo in mano ma i numeri parlano chiaro: il virus responsabile dell’epidemia di Covid-19 (Sars-CoV-2) va diffondendosi rapidamente. Non è un problema di Milano o della Lombardia, fra poco sarà un problema per tutta l’Europa, è bene che tutti lo sappiano e mettano da parte egoismi e cacce all’untore, siamo tutti più fragili. Nessuno al mondo era pronto a una situazione come quella che stiamo affrontando, dobbiamo prepararci a mesi difficili, il nemico virale non se ne andrà fra una o due settimane.

 

Come esperti speravamo fosse un qualcosa di simile all’epidemia di H1N1 del 2009, ma non è così, la situazione è rapidamente cambiata nel giro di pochi giorni, i dati epidemiologici lo dicono chiaramente, i casi che si aggravano sono molti di più e la diffusione dell’infezione probabilmente non troverà un freno nella stagione primaverile, come fu per la scorsa emergenza. I report cinesi non coincidono perfettamente con l’esperienza dei malati che vediamo ricoverati nelle corsie di infettivologia, pneumologia e nelle terapie intensive, i nostri pazienti sembrano più gravi, però, anche se è difficile fare confronti, il vero problema è un altro: i malati sono tanti, e non abbiamo abbastanza medici, infermieri e scarseggiano i presidi sanitari, a cominciare dalle mascherine. L’Italia ha un numero di posti letto per abitante tra i più bassi d’Europa e questo non aiuta. Si vogliono raddoppiare le terapie intensive e le pneumologie ma farlo non è così semplice e immediato.
 

I medici e gli infermieri che lavorano negli ospedali già in prima linea sono stravolti per gli orari, lo stress, la fatica fisica. C’è anche chi si assenta ingiustificatamente ma sono pochi, prevale un grande senso di responsabilità. Siamo preoccupati per la salute dei nostri professionisti sanitari, il 10% si ammala, è un numero enorme.
 

Stanno esagerando i media e creando allarmismo? Forse ci sono stati eccessi, e anche qualche protagonismo di troppo, ma la realtà è che questa è una emergenza, e se è vero che il medico pietoso fa cattiva medicina, allora è bene dire la verità. Molte filiere economiche del nostro Paese sono già in grande sofferenza, in assenza di certezze sulla durata dell’epidemia bisognerà modulare le risposte e i sostegni da dare loro con grande attenzione e sensibilità. L’Italia sta dando una grande prova di solidarietà, lo sforzo del Paese reale è straordinario, sicuramente ne usciremo rafforzati ma cambieranno i modelli sociali, economici e sanitari. Ci sarà un prima e un post Covid-19, l’Europa deve avere una sua strategia e intervenire con forza e unitariamente, sia a livello sanitario che socio-economico.