Un appello per combattere lo smog

10 Gennaio 2020

Stagione invernale, riscaldamenti, qualche giornata di bel tempo, è bastato poco a scatenare il mix di epidemia influenzale, allarme polmoniti, sovraccarico dei pronto soccorso, picchi di smog. Tutte componenti attese e facilmente prevedibili, alcune più facilmente limitabili, come l’influenza grazie al miglioramento delle campagne vaccinali, altre di più difficile gestione come l’inquinamento. Il particolato e gli ossidi di azoto, oltre alle note azioni sull’apparato cardio-vascolare e su tutto il nostro organismo, aprono la strada alle infezioni respiratorie. In inverno, poi, i virus influenzali favoriscono con la loro azione irritativa sulle mucose respiratorie la suscettibilità a bronchiti e polmoniti, così l’insieme di smog, influenza, temperature fredde, causano una sinergia negativa molto forte, i cui effetti si registrano nei sovraccarichi dei Pronto Soccorso di questi giorni. Probabilmente concorrono anche altri fattori, come il periodo di ferie e di minor copertura da parte dei medici del territorio, ma il picco di infezioni respiratorie è un dato con il quale sarà bene misurarsi anche per il futuro. Il sempre maggior numero di soggetti suscettibili, come anziani fragili, portatori di malattie croniche respiratorie, asmatici, rappresenta già oggi un problema sottovalutato e sottostimato, che andrà sempre aumentando. Il futuro dell’aria che respiriamo dipenderà molto da come saremo capaci di gestire l’emergenza clima e inquinamento, elementi tra loro strettamente connessi. E se è vero che non possiamo impedirci di respirare, possiamo, anche come singoli, fare la nostra parte, il cambio della mobilità e l’uso oculato dei riscaldamenti sono solo alcuni esempi di azioni individuali che hanno ricadute importanti. Inoltre, sebbene gran parte dell’inquinamento dipenda dal traffico automobilistico, dalle produzioni agricole e industriali e dai riscaldamenti, una quota, anche se molto minore, deriva dal fumo di sigaretta, la cui azione dannosa sui polmoni viene moltiplicata dallo smog. Se si fuma negli abitacoli delle auto le concentrazioni di particolati raggiungono livelli altissimi, lo stesso avviene in ambienti all’aperto laddove la circolazione dell’aria è limitata (ad esempio nelle vie strette da alti grattacieli, o piccole e chiuse). In Italia abbiamo 11,6 milioni di fumatori che in media consumano 13,6 sigarette al giorno, ovvero in una giornata qualsiasi nel nostro Paese vengono fumate oltre 157 milioni di sigarette. Pensate cosa accadrebbe se in una sorta di magico flash mob collettivo tutti i fumatori per un giorno rinunciassero alle loro sigarette: meno inquinamento, meno cicche buttate, meno tossine inalate.
Un forte gesto collettivo simbolico per non subire passivamente lo smog, per rivendicare un’aria migliore e più sana, fatta proprio da chi ne avrebbe più bisogno. Un segnale che la politica, e i nostri polmoni, non potrebbero ignorare, un piccolo sforzo che, magari, potrebbe anche aiutare qualcuno a smettere per sempre.