19 Febbraio 2017

Oggi sappiamo.
Sappiamo che l’inquinamento fa male all’apparato respiratorio e a quello cardio-vascolare: nel solo 2012 l’aria inquinata ha ucciso 6,5 milioni di persone nel mondo.
Sappiamo che in Cina ogni anno muoiono 1,3 milioni di persone: come se l’intera città di Milano sparisse con tutti i suoi abitanti  inghiottita dai miasmi mefitici dell’aria.
Sappiamo che il 92% della popolazione mondiale è esposta a livelli di inquinamento superiori alle soglie di sicurezza.
Quelli appena citati non sono numeri a caso, sono tutti dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma oggi sappiamo anche altre cose.
Per esempio che le donne in gravidanza sono a maggior rischio di crisi ipertensive e di gestosi se esposte all’inquinamento, e sappiamo anche, per rimanere in tema, che i bambini possono nascere pretermine e sottopeso, così come i loro polmoni crescono più lentamente e il loro sviluppo cognitivo è disturbato.
Sappiamo che Parkinson, demenza senile e sclerosi multipla diventano sempre più frequenti anche a causa dell’inquinamento.
Sono passati oltre 10 anni da quando una grande firma di questo giornale, Gaspare Barbiellini Amidei, scriveva a proposito della urgente necessità di affrontare il problema “dell’allarmante carico di veleni”: “era tardi cominciare ieri”, sottolineava Barbiellini Amidei, “è tardi cominciare oggi, è indispensabile cominciare almeno domani, un rinvio con i tempi italiani delle decisioni burocratiche può diventare criminale”.
Ma nulla è accaduto.
Non esiste una politica ecologica in questo Paese orfano di una cultura ambientale malgrado abbia una natura straordinaria.
Scienziati di tutto il mondo si sono recentemente riuniti a Milano in occasione del convegno RespiraMi, a discutere delle nuove scoperte, dei risultati ottenuti nella lotta all’inquinamento perfino in Paesi con situazioni molto più drammatiche e discutibili di quella italiana, come la Cina.
Oggi sappiamo molto di più, senza che questo ci spinga a agire.
Sappiamo perfino che la lotta all’inquinamento vuol dire risparmiare e non rappresenta un freno alle politiche industriali e anzi può esserne di stimolo.
Oggi sappiamo ma non facciamo nulla.

[Fonte: Corriere della Sera / Salute_editoriale_Domenica, 19 Febbraio 2017]