Due studi inglesi e uno italiano forniscono nuovi dati sugli effetti che l’inquinamento atmosferico produce a carico della salute, in particolare di bambini e anziani.

24 Ottobre 2019

Infanticidio.
Una parola che fa paura, che arresta le coscienze, parola che evoca orrore.  Però, anche se può sembrare eccessiva nei fatti  evoca davvero l’orrore del mondo che respiriamo, perché è un delitto anche quello che commette l’aria inquinata. Oggi sappiamo anche chi sono i suoi sicari: il particolato Pm10, il biossido di azoto NO2 e l’anidride solforosa SO2.

Mortalità infantile
Tutti e tre questi composti determinano un aumentato rischio di mortalità infantile nelle aree più inquinate.  A dimostrarlo, per cominciare,  è uno  studio condotto in Inghilterra e Galles su circa 8 milioni di nati, vivi e non, dal 2002 al 2012, che ha correlato le nascite all’esposizione annuale ai singoli inquinanti e al loro effetto combinato.  NO2 e Pm10 sono tipicamente legati alle emissioni da traffico e prodotti dai riscaldamenti, mentre l’anidride solforosa è soprattutto generata da attività industriali e dalla combustione di combustibili fossili.
I ricercatori dell’Università di Cardiff hanno documentato come l’aumento di questi gas determinasse un aumento del rischio di morte tra il 20 e il 40 per cento nei neonati fino al ventottesimo giorno di vita e del 30-50 per cento fino all’anno di età, rispetto a aree meno inquinate.
Lo studio apre nuovi orizzonti per l’approfondimento dei meccanismi attraverso i quali gli inquinanti danneggiano o direttamente o indirettamente attraverso la madre la salute dei piccoli.
Un altro studio, sempre inglese, condotto dall’Università di Leicester su 14 mila bambini, ha invece provato come l’esposizione all’inquinamento da traffico durante la gravidanza causi un ritardo di sviluppo dei polmoni.
Le concentrazioni di Pm10 registrate sono infatti risultate inversamente correlate alla fisiologica crescita nei piccoli dei valori di funzionalità respiratoria. 

Danni ai polmoni
L’effetto dannoso dell’inquinamento però colpisce anche gli anziani. Gli stessi ricercatori di Leicester, in un altro lavoro, hanno infatti documentato come i normali processi di invecchiamento del polmone siano accelerati dall’esposizione all’aria inquinata.
Un dato che ben si coniuga con il rilievo di uno  studio italiano che ha correlato i livelli di NO2 con l’aumento dei casi di una rara e grave malattia polmonare tipica dell’invecchiamento, la fibrosi polmonare idiopatica.  Inquinamento e cambiamenti climatici sono fenomeni strettamente connessi, l’anidride solforosa e gli ossidi di azoto sono anche costituenti fondamentali delle piogge acide che hanno effetti gravissimi sulla flora e fauna terrestre.

Incentivi economici
La green economy e il green deal, dei quali oggi finalmente si discute anche nel nostro Paese, necessitano di azioni politiche e di programmazione che agiscano efficacemente a più livelli di intervento. Gli esempi esistono e possono essere di aiuto, a partire dall’antesignano Clean Air Act americano del 1990 che per primo introdusse il mercato di scambio delle emissioni in campo industriale.  Si tratta di un mercato aperto all’interno del quale è possibile scambiare, acquistare e vendere quote di emissioni per ogni unità di un determinato inquinante. A seconda delle quote in possesso ogni operatore potrà emettere un determinato quantitativo e tipo di inquinanti, e riceverà agevolazioni fiscali nell’installazione di apparecchiature di controllo dell’inquinamento. È così possibile offrire agli operatori incentivi economici per installare dispositivi di controllo, acquisendo i fondi necessari dalla tassazione della produzione di inquinanti. Non è che un esempio, ne esistono altri, l’importante è avere una visione e metterla subito in atto.