Inserto "La Lettura" Corriere della Sera, Domenica 25 Settembre 2016

25 Settembre 2016

Nel moderno mondo tecnologico, dove TAC, ecografie e risonanze sono facilmente accessibili a tutti, c’è ancora spazio per la classica visita clinica e la vetusta auscultazione con lo stetoscopio del paziente? Non sono solo i medici più anziani a riaffermare con forza l’importante valore della semeiotica nella valutazione dei pazienti ma anche recenti articoli scientifici, ultimo tra questi uno “state of the art” pubblicato lo scorso Luglio sul British Medical Journal dal provocatorio titolo: “Quanto è importante l’esame fisico nella valutazione del sistema cardiovascolare?”. Se al moderno professionista non si chiede più di fare diagnosi di diabete assaggiando le urine come qualche secolo fa, la visita con l’ausilio dell’osservazione e di un buon stetoscopio resta basilare.
Da quando poi negli anni ’70 l’ecografia cardiaca si è diffusa sempre di più, si è andata un po’ perdendo la valutazione dei soffi cardiaci, del loro suono (acuto, rude, aspro, ecc.) e temporalità rispetto alle fasi del ciclo cardiaco. L’aspetto positivo è che così sono svaniti molti incubi degli studenti di medicina, le cui notti, nelle passate generazioni, erano popolate di suoni da ricordare a memoria e riconoscere il mattino successivo al letto del malato.
Anche la semeiotica dell’apparato respiratorio continua a rivestire un ruolo importantissimo: soffi, sibili, ipofonesi (rumore tipico di quando è presente un versamento pleurico), crepitii (suoni legati a alcune malattie del tessuto polmonare e della pleura), e altri rumori dai nomi spesso astrusi per i non esperti (ronchi, rantoli, soffi bronchiali, ecc.) mantengono ancor oggi la loro immediata valenza diagnostica, senza sostituire le moderne tecnologie ma continuando a essere alla base di tutti i processi diagnostici. Oggi come ieri.