La medicine e le risorse del territorio

13 Febbraio 2017

Sembra scritto apposta per offrire un solido sostegno scientifico alla riforma sanitaria lombarda l’articolo pubblicato solo qualche giorno fa sulla rivista British Medical Journal, sulla continuità assistenziale. La spesa per accessi ospedalieri non programmati e potenzialmente evitabili, come una crisi asmatica acuta, in Inghilterra è stata stimata ammontare a circa 1,63 miliardi di euro nel 2009-2010, una cifra enorme. Partendo da questa osservazione alcuni ricercatori inglesi hanno valutato, attraverso un complicato modello di analisi, l’impatto che avrebbe avuto una migliore presa in carico dei malati da parte del medico di medicina generale e dello specialista nel ridurre il numero di accessi ospedalieri evitabili.
Per fare ciò è stato preso in considerazione un periodo di 2 anni durante il quale sono stati analizzati i dati di una popolazione di età compresa tra i 62 e gli 82 anni. La ricerca ha così incluso oltre 263.000 pazienti seguiti da più di 200 medici di medicina generale. I risultati di questo lavoro documentano chiaramente che tanto migliore e più intensa è la presa in carico del malato cronico da parte del medico di medicina generale tanto più proporzionalmente si riducono i ricoveri ospedalieri “evitabili”, determinando un importante risparmio di risorse e una maggiore appropriatezza.
Questo studio presenta molti limiti tecnici, non si tratta infatti di una ricerca svolta in modo prospettico con una dettagliata raccolta di dati, ma solo di un’analisi sviluppata attraverso la ricostruzione di dati storici, va quindi presa con beneficio d’inventario. Inoltre la realtà medica inglese è ben diversa da quella italiana, basti citare a questo riguardo come la mortalità per polmoniti oltre la Manica sia di gran lunga superiore alla nostra, così come è molto diversa l’organizzazione sanitaria. Malgrado tutti questi limiti, la ricerca inglese lancia un importante sasso nello stagno nella stessa direzione che vorrebbe percorrere la riforma lombarda: quella della presa in cura del malato cronico e del potenziamento dell’assistenza sul territorio. Un lungo percorso che, senza determinare ulteriori riduzioni delle risorse per i pazienti acuti, già ai minimi europei, potrà essere di grande utilità nel prossimo futuro.

[Fonte: Corriere Della Sera, edizione Milano _ editoriale _ Lunedì, 13 Febbraio 2017]