Si tratta di un processo infiammatorio in genere di natura infettiva, spesso provocato dal batterio Pneumococco. A volte però a causarla può essere un virus

19 Febbraio 2023

Non serve sempre il ricovero
La polmonite è una malattia seria che non va presa sotto gamba, anche se nella maggior parte dei casi un trattamento adeguato consente una perfetta guarigione. E non è neppure necessario il ricovero in ospedale: più dell’80 per cento delle polmoniti può essere gestito a casa.

I germi responsabili
«È un processo infiammatorio a carico dei polmoni in genere di natura infettiva. Il batterio più spesso responsabile è lo Streptococcus pneumoniae, ma possono essere chiamati in causa anche virus, microrganismi “atipici” tra cui il Mycoplasma e la Chlamydia, e molto più di rado funghi. Sebbene esistano forme virali, i virus agiscono soprattutto da “facilitatori” di sovrainfezioni batteriche, come accade per esempio con l’influenza che si può complicare con una polmonite batterica» spiega Sergio Harari, direttore dell’Unità operativa di Pneumologia all’Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano.

Quali sono i sintomi spia?
«Le polmoniti si possono presentare con quadri molto diversi. I sintomi più caratteristici comunque sono la febbre, la tosse stizzosa o produttiva (grassa), il malessere generale e soprattutto la mancanza di fiato — dice Harari —. È proprio questo disturbo che spesso induce al sospetto. Le polmoniti causate da germi atipici come il Mycoplasma pneumoniae hanno in genere un esordio più graduale e sono spesso accompagnate da sintomi non polmonari come mal di testa, dolori muscolari e nausea. Non solo, mentre nel caso delle polmoniti batteriche, auscultando i polmoni con lo stetoscopio, il medico sente rumori che segnalano la presenza di liquidi anomali negli alveoli polmonari, nelle polmoniti atipiche questi si sentono meno».

Come si fa la diagnosi?
«Una delle caratteristiche della polmonite è quella di determinare degli addensamenti polmonari visibili radiologicamente — afferma Harari —. Non sempre tuttavia è necessario ricorrere alla radiografia del torace. In alcuni casi possono bastare un’attenta visita e l’auscultazione dei polmoni con lo stetoscopio per avviare un trattamento mirato. Se il paziente risponde bene alla terapia non occorre fare altro. Diversamente, nei casi dubbi, conviene fare la radiografia, talvolta può persino rendersi necessaria una Tac, se la radiografia è negativa. Anche al termine della terapia non è sempre indispensabile effettuare una radiografia per verificare la completa guarigione».

Quali sono le terapie?
«Le forme batteriche e quelle causate da microrganismi atipici si curano con antibiotici. Nella maggior parte dei casi il farmaco più adatto viene individuato in modo empirico in relazione alle caratteristiche del paziente, ai germi circolanti e alla gravità dei disturbi, in quanto nella maggior parte dei casi non si riesce a identificare l’agente infettivo — risponde Sergio Harari —. Possono poi essere utili farmaci sintomatici per mitigare la febbre e la tosse. Affinché la terapia abbia successo è fondamentale prendere l’antibiotico seguendo con attenzione le indicazioni del medico. Interromperla prima del necessario espone al rischio di sviluppare resistenze, mentre prolungarla oltre le indicazioni delle linee guida favorisce gli effetti collaterali, dalla diarrea alla nausea a seconda del tipo di antibiotico utilizzato. Per la maggior parte delle polmoniti è sufficiente un trattamento di 5 - 7 giorni, tenendo presente che prima di trarre conclusioni sull’efficacia o meno dell’antibiotico scelto occorre aspettare almeno 72 ore. Inutile e potenzialmente dannoso cambiare l’antibiotico senza aver atteso questo lasso di tempo, salvo particolari eccezioni».

Le persone più a rischio
La polmonite può colpire chiunque, ma alcune persone hanno maggiori possibilità di svilupparla. È il caso di chi soffre di malattie croniche come diabete e patologie cardio-respiratorie (asma, bronchite cronica, scompenso cardiaco). Ma sono più a rischio anche i fumatori, gli anziani (gli ultra 65enni hanno un rischio triplo rispetto ai più giovani), i bambini e tutte le persone immunodepresse. L’infezione in genere si trasmette per via aerea attraverso il contatto con secrezioni, starnuti, saliva. Il periodo in cui si è infettivi dipende dal germe responsabile, ma di solito è limitato ai primi giorni, prima che l’antibiotico faccia effetto. Ogni anno in Italia i ricoverati in ospedale per polmonite sono circa 150mila e circa 9mila i decessi. La mortalità nel nostro Paese, seppure non trascurabile, è una delle più basse d’Europa.

Le vaccinazioni utili
Per ridurre il rischio di sviluppare la polmonite possono essere utili alcune vaccinazioni. I vaccini consigliati sono quello contro lo pneumococco (sia il 23 sia il 13-valente), batterio più spesso responsabile di polmoniti, e quello contro l’influenza, in quanto il virus influenzale può aprire la strada a sovrainfezioni batteriche che possono portare alla polmonite e causare esso stesso, sebbene più di rado, forme di polmonite.
 
giovane donna problemi respiratori
Ogni anno in Italia i ricoverati in ospedale per polmonite sono circa 150mila e circa 9mila i decessi. La mortalità nel nostro Paese, seppure non trascurabile, è una delle più basse d’Europa.