28 Febbraio 2023

L’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che non è esattamente un covo di sognatori socialisti, lancia un grido di allarme ai suoi 36 stati membri (tra i quali il nostro): i sistemi sanitari sono in serio pericolo e con essi la stabilità sociale. Sottofinanziati da anni, rischiano di pagare un costo altissimo per l’assistenza alla pandemia e per quello che tuttora comporta in termini di ritardi di attività e liste di attesa da smaltire, oltre al progressivo aumento dei bisogni di salute in una popolazione che invecchia sempre di più.

L’organizzazione internazionale di studi economici stima che in questi ultimi tre anni la spesa sanitaria nell’area OCSE sia aumentata mediamente di un punto percentuale di PIL, e valuta in 1,4% di PIL il fabbisogno minimo per fare fronte alle nuove necessità di salute, agli investimenti per ristabilire l’efficienza dei servizi, e per potenziare tutte quelle attività che possano creare un argine a nuove possibili emergenze sanitarie (dall’aumento delle attività di prevenzione e controllo, all’incremento dei letti di terapia intensiva). L’OCSE in una precedente analisi del 2017 aveva già evidenziato una serie di criticità che purtroppo non sono mai state affrontate e che così sono andate crescendo e amplificandosi, complice la recente emergenza sanitaria.
 
In estrema sintesi il messaggio è chiaro: i sistemi sanitari stanno implodendo e rischiano a breve di non potere più garantire cure a tutti, o si aumenta il loro finanziamento o si ricorre a drastiche razionalizzazioni delle prestazioni, compartecipazioni alla spesa, sistemi misti pubblico-privato. Con una attenzione: se salta la sanità rischia di saltare la pace sociale.
L’OCSE non si limita a denunciare la gravità della situazione ma in modo pragmatico delinea delle possibili scelte politiche strategiche, ognuna con i pro e contro, ma, quale che sia la strada che si vuole prendere, il tema non può essere ignorato. L’Italia è cresciuta nel solco tracciato dall’articolo 32 della nostra Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”) e grazie a un Servizio sanitario equanime e di buon livello ha fatto fronte ai bisogni di salute degli italiani e all’emergenza pandemica, ma le difficoltà sono ormai evidenti in tutte le Regioni, qualsiasi sia il colore politico di chi le governa: una scelta strategica va fatta e spetta all’attuale governo. Si dice che il meglio è nemico del bene, qualsiasi strategia si sceglierà sarà un compromesso, ma bisogna non perdere altro tempo prezioso, abbiamo i fondi del PNRR da gestire e la grande responsabilità di salvare uno dei pilastri fondamentali del Paese.

Corriere Nazionale - Sergio Harari