Ovviamente si tratta di un fake ma scritto benissimo e spassoso: è firmato da un fantomatico gruppo cinese che afferma di aver messo in correlazione la durata degli incontri con la mortalità dei pazienti

22 Aprile 2020

È appena stato pubblicato sul New England Journal of Medicine, forse la più prestigiosa rivista medica al mondo, uno studio originale e interessante, il cui titolo è paradigmatico: «Le riunioni interminabili sono risultate inefficaci nella terapia del COVID 19». Il gruppo cinese degli autori si è cimentato nell’arduo compito di mettere in correlazione la durata degli incontri con la mortalità dei pazienti a 28 giorni senza riuscire a trovare alcun beneficio. L’analisi, molto ben presentata dal punto di vista metodologico, si misura poi con alcune variabili, dimostrando come l’uso di presentazioni in power point, così come letture date da docenti supponenti che peraltro non hanno mai visto un paziente, peggiorino ulteriormente l’indice di correlazione.
 
Gli autori firmano poi le loro conclusioni precisando che questo fondamentale lavoro è stato redatto durante una di queste infinite quanto inutili riunioni. Ovviamente si tratta di un fake ma scritto benissimo e spassoso. I veri autori sono sconosciuti e hanno fatto finalmente sorridere la comunità scientifica stremata da queste settimane di lavoro intenso e faticosissimo. L’ironia mette a nudo problemi comuni anche a molte altre situazioni professionali: il tempo perso in incontri senza fine a ascoltare persone che non hanno nessuna competenza sul campo e che spezzano il pane della scienza come se invece l’avessero, mentre si è costretti a ascoltare cose senza utilità né alcun senso logico, per poi non concludere nulla. Il lavoro scientifico è un fake ma il problema è decisamente sentito e concreto. Un sentito grazie agli autori.